Vittima innocente, padre e amministratore pubblico, la storia di Amedeo Damiano è passata spesso in secondo piano. Il racconto di un uomo assassinato perché stava facendo il suo lavoro per riportare legalità e rispetto delle regole all’interno dell’ospedale di Saluzzo, l’azienda ospedaliera della cittadina in provincia di Cuneo.
Amedeo Damiano, direttore dell’Ussl di Saluzzo, era un dirigente pubblico competente, corretto ed onesto. Assassinato da due killer sotto casa il 24 marzo 1987.
La sua azione amministrativa all’interno dell’USSL era improntata verso i valori che aveva fatto suoi negli anni della sua formazione: correttezza, rispetto verso il prossimo e delle regole. Quando, da amministratore dell'azienda sanitaria, Amedeo venne a conoscenza di episodi di malasanità all’interno dell’ospedale di Saluzzo istituì una commissione d’inchiesta e ben presto venne aperto un processo che si concluse con diverse condanne. Grazie al suo intervento venne messo in luce il contesto quasi medievale in cui versava l’ospedale di Saluzzo: “primari-baroni” che volevano fare dell’ospedale una “cosa loro”.
Era la sera del 24 marzo del 1987. Amedeo Damiano stava tornando a casa dalla famiglia, dopo una giornata di lavoro. Nell’androne di casa lo attende un uomo che estrae una pistola e ne nasce una colluttazione. Un altro uomo entra nell’atrio della palazzina in centro a Saluzzo e spara. Amedeo Damiano viene raggiunto da 5 colpi e cade in una pozza di sangue. Dopo 100 giorni di cure in una clinica a Imola muore il 2 luglio 1987.
Il movente diventa chiaro quando l'allora Ministro della Sanità, Carlo Donat-Cattin, disse pubblicamente che l’omicidio di Damiano era il primo omicidio dovuto alla malasanità. Nasce una storia giudiziaria complicata che ha portato a conoscere gli esecutori materiali e il movente, ma non i mandanti.
Spesso la storia di Amedeo viene riposta nel cassetto del dimenticatoio, ma le persone a lui vicine e chi si batte perché la memoria di queste vittime getti le basi per una società migliore non smettono di raccontarne la sua vita. Un uomo coraggioso che ha dovuto pagare a caro prezzo la volontà di lottare per degli obiettivi che dovrebbero essere scontati all’interno di una sana società.
Approfondimenti
Amedeo Damiano è ricordato ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell'Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, che in questa data legge il lungo elenco dei nomi delle vittime di mafia e fenomeni mafiosi.
Assieme all’associazione Officina delle Idee, il figlio Giovanni Damiano continua a mantenere viva la memoria del padre.
Nel 1987, aveva 15 anni: «Ero un ragazzo ma iniziai a seguire l’iter giudiziario – racconta -. Si trascinò a lungo, per 14 diversi processi durati vent’anni, ma non persi mai la speranza. Ricordo i lunghi viaggi a Bologna per le udienze, la fatica nella ricerca di una verità che ancora oggi non è emersa del tutto. Non era semplicemente una rapina finita male, ma una vicenda che puzzava di mafia e massoneria deviata. Secondo gli atti processuali di Bologna - non secondo me - c’era un ospedale cittadino in balìa di medici corrotti, che gestivano la sanità come “cosa loro». Un luogo di potere e di “clientele” in cui si praticavano aborti illegali. Ma non si arrivò mai ai mandanti, perché “intoccabili”. In questo ambiente maturò l’ordine di gambizzare il presidente, di “farlo smettere”, come dice Nando Dalla Chiesa, parlando di una vicenda dai contorni mafiosi».[...]
«Voglio parlare ai giovani e raccontare la storia di mio papà per dire loro che nessun territorio, nemmeno al Nord, può ritenersi immune da certe dinamiche criminali. Il caso di papà lo dimostra».
Don Luigi Ciotti è intervenuto più volte sull’attentato al Dott. Damiano, soprattutto a margine del monologo teatrale di e con Christian La Rosa “Senza motivo apparente”, rimarcando l'invito chi sa, parli! per far luce sulle reali dinamiche di questo agguato mafioso.
Sergio Anelli, facente parte della commissione d’inchiesta presieduta da Damiano, scrisse un romanzo sul “Caso Damiano”, Omicidio in danno del dottor A., che approfondisce quello che questo attentato di mafia disegna non solo a livello politico e sanitario, ma soprattutto sociologico, il nuovo volto della mafia che si stava delineando negli anni ’80.