La storia della mamma di Cesare Casella che nel 1988 si incatena in Aspromonte per chiedere la liberazione del figlio Cesare, rapito a Pavia dall'ndragheta.
Il 18 gennaio 1988 Cesare Casella viene rapito a Pavia. Il ragazzo ha solo 18 anni e sta rientrando a casa dove lo aspettano i genitori. In quegli anni i sequestri di persona sono abbastanza frequenti nella storia della 'ndragheta. Il periodo che va dagli anni 60 agli anni 90 viene infatti ricordato come il periodo di sequestri di persona in Calabria. Le 'ndrine hanno l'obiettivo di accumulare capitali e trovano nell'estorsione una fonte di guadagno grazie ai riscatti che le famiglie sono disposte a pagare per riabbracciare i propri cari.
Cesare viene prima chiuso in un garage, e poi trasferito in Aspromonte. Per mesi, i sequestratori mantennero Cesare in condizioni disumane, tenendolo incatenato e sottoponendolo a privazioni fisiche e psicologiche. Le comunicazioni con la famiglia furono sporadiche e gestite attraverso intermediari, con richieste di riscatto che inizialmente superarono il miliardo di lire. La famiglia acconsente a pagare il riscatto, ma Cesare non viene rilasciato. I contatti tra famiglia e sequestratori si fanno meno frequenti per l’intervento della magistratura che dispone il blocco dei conti correnti.
Dopo un anno e mezzo, non accettando l’indifferenza dello Stato, Angela inerme fino a quel momento decide prendere in mano la situazione. Piccola, minuta e con volto scarno, si reca più volte in Calabria, in Aspromonte, vive e dorme in una tenda, si incatena nelle piazze calabresi di San Luca e Platì, scrive un cartello “Sto aspettando mio figlio da 17 mesi”. Incontra le donne della Locride, ottiene la loro solidarietà, le loro firme. La sua, non è una sfida sfrontata e arrogante, è la preghiera di una madre: arrivare ai cuori in silenzio, solo con i gesti. Suscita ammirazione e commozione. Sono gesti eclatanti che attirano l'interesse e lo scalpore mediatico, non solo in Calabria, ma in tutta Italia. Viene arrestato uno dei sequestratori Giuseppe Strangio, il cerchio si stringe. Il ragazzo viene liberato dopo 743 giorni (si tratta di uno dei sequestri più lunghi nella storia), il 30 gennaio del 1990 a Natile di Careri, in provincia di Reggio Calabria.
A testimoniare il coraggio della donna in “Ribelli” (episodi televisivi in memoria di personalità che hanno fatto la differenza), è Cesare, che ha vissuto sulla pelle quella traumatica esperienza: racconta di come è stato lasciato in condizioni disumane, senza bere e mangiare, e praticamente sepolto vivo incatenato in diverse buche in montagna. Saverio Morabito, dopo l’arresto avvenuto nel 1990, confessa tutti i suoi crimini (tra cui anche il sequestro di Cesare Casella).
In seguito a questa vicenda, Angela entra in politica tra le file della Dc, ma non le interessa stare sotto i riflettori, per cui abbandona per vivere in tranquillità, fino al 9 dicembre 2011, dopo aver combattuto per tre anni una malattia. Muore in casa, con affianco il figlio Cesare e la prima delle sue quattro nipoti, Cloe Angelina (chiamata così in suo onore): saluta il mondo come “nonna coraggio”.
Approfodimenti
Da sapere
- Liberate mio figlio (1992) è un film per la televisione, diretto da Roberto Menelotti: liberamente ispirato alla storia di Angela e Cesare
Da leggere
- Cesare Casella, 743 giorni lontano da casa, Rizzoli, 1989 Questo libro è la diretta esperienza di Cesare, che racconta quello che ha vissuto nella sua pelle.
Da vedere
- Angela Casella, in Ribelli, andato in onda il 09/09/2023, che si trova su Rai Play. L’episodio racconta le gesta di questa “madre coraggio” e a testimoniare per lei (morta da poco) è proprio Cesare, altamente riconoscente per quello che la madre ha fatto per ottenere la sua liberazione.