Prima di combattere la mafia devi farti un autoesame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici; la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci - dal diario di Rita Atria
Rita Atria nasce a Partanna, Trapani, nel 1974. Figlia di un affiliato a una delle cosche mafiose del territorio, cui faceva capo Francesco Messina Denaro. Cresce a contatto con la malavita pensando che quella fosse la "normalità". Nel corso della faida che si era creata tra gli Accardo e gli Ingoglia per controllare i fondi della ricostruzione post terremoto, prima il padre e poi il fratello rimangono uccisi.
Rita rimane sola con la madre e un'altra sorella, ma non si rassegna al suo destino. Mossa dalla necessità di non rinchiudersi nella vergogna e solitudine, diventa una testimone di giustizia. Le prime rivelazioni sono comunque confuse, la ragazza è rigida, non ha fiducia nella giustizia. L'incontro con Paolo Borsellino cambia le cose. Rita si sente protetta, sostenuta e il percorso con il giudice aiuta la ragazza a prendere consapevolezza del destino che le è capitato e al quale non vuole rassegnarsi.
Grazie al rapporto di fiducia che si crea con Paolo Borsellino, Rita Atria diventa una collaboratrice preziosa per intaccare i segreti di Cosa Nostra, anche se questo la allontana inevitabilmente dalla madre e dalla sorella che avevano fatto una scelta diversa.
Le sue rivelazioni fanno aprire nuovi spiragli sulle indagini della cosca di Partanna e vengono ricostruiti scenari più veritieri riconducibili a una ventina di casi di omicidio. A questo punto Rita viene inserita in un programma di protezione e trasferita. La collaborazione con Borsellino però ha durata breve, siamo già ai primi di luglio del 1992.
La strage di Via d'Amelio segna un grosso trauma per la collaboratrice di giustizia che nel suo diario scrive
Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta.
Rita viene prima traferita in una casa da sola - fatto abbastanza insolito considerato che non era ancora maggiorenne. E il 26 luglio (esattamente una settimana dopo la strage di Via d'Amelio) precipita dalla finestra del suo nuovo appartamento. La vicenda è poco chiara: infatti la sua abitazione viene sequestrata e dissequestrata nel giro di poche ore. Il caso viene comunque chiuso come suicidio.
Nel dicembre 2022,l’Associazione Antimafie Rita Atria e Anna Maria Atria ha chiesto la riapertura delle indagini sulla morte della giovane testimone di giustizia.
Nell’istanza si denuncia che l’abitazione di Rita Atria fu “ripulita” da qualcuno; che una serie di oggetti utili alle indagini non furono mai repertati né tantomeno sequestrati. Si denuncia, inoltre, l’atipicità che la consulenza chimico-tossicologica fu eseguita ben due mesi dopo la morte. E tante altre “stranezze” investigative e procedurali che sono state puntualmente elencate nell’esposto. [maggiori info qui]
Approfodimenti
Rita Atria la siciliana ribelle
Da sapere
- A Rita Atria è stato intitolato il capannone confiscato di Calendasco, in provincia di Piacenza, inaugurato il 12 maggio 2018 con la presenza di don Luigi Ciotti.
Da leggere
- Nel 2022 viene pubblicato il libro Io sono Rita. Rita Atria: la settima vittima di via d’Amelio di Giovanna Cucè, Nadia Furnari e Graziella Proto.
Da vedere
- Lo speciale del TG1 sulla Settima vittima di Via d'Amelio
- Liberamente ispirato al rapporto di Rita con il giudice Borsellino è la miniserie Non parlo più del 1995, regia di Vittorio Nevano.
- Nel 2007 esce La siciliana ribelle regia di Marco Amenta.